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Il
castello di Calitri, così come rappresentato nell'incisione
del Pacichelli pubblicata nel volume "Il Regno di
Napoli in prospettiva" nel 1702, era un'imponente
costruzione con quattro grosse torri angolari, contrafforti
ed altre opere di fortificazione, con l'accesso principale
disposto sul versante sud-est di una delle colline che dominano
le valli dell'Ofanto e del Cortino.
Tutta la facciata nord, articolata in due massicce cortine
murarie emergenti, era costruita sul costone a picco di arenarie
stratificate di oltre settanta metri di altezza.
Una descrizione dettagliata dell'edificio fortificato è contenuta
nella "Cronista Conzana" di D.
Castellano, che lo visitò nel 1691.
Questi, infatti, parla di " un famosissimo castello
carico di abitazioni circa a 300 camere, che vi possono comodamente
stare cinque corti di Signori, ben munito di due ponti a
levatoio
con bellissimi bastioni, atteso detto castello sta posto
sopra un monte, e guarnito di tutte le comodità et alta terra
è tutta morata ed ha quattro porte, che si rende assai
sicura".
Nello stesso periodo il Chianelli, incaricato dai feudatari
della famiglia Mirelli di redigere una relazione estimativa,
lo descrive "come bella macchina di fabbrica" valutandone
i consistenti danni alle strutture in seguito ai terremoti
del 1688 e del 1692.
L'esistenza del castello è documentata nel XIII
secolo. Risulta difatti dagli "Statuta officiorum" del
regno svevo pubblicati dal Winckelmann che, nel 1240, esso,
appartenente al demanio imperiale, fu sottoposto ad
interventi di riparazione e adeguamento delle strutture difensive
nell'ambito del programma federiciano di miglioramento dell'edilizia
fortificata in Italia meridionale.
Al momento dell'occupazione angioina il "Castrum Calitri"
era uno dei circa quaranta castelli agibili esistenti nel
giustizierato del "Principato e Terra Beneventana".
Esso fu assegnato da Carlo d'Angiò al barone di Fleury
nel 1276. Appartenne ai Del Balzo e, nel 1304, venne acquistato
dai Gesualdo che ne detennero il possesso per oltre tre secoli
e lo ampliarono con consistenti e ripetuti interventi di ristrutturazione.
Rimase proprietà di questa famiglia fino al 1629,
anno della morte dell'ultima discendente Isabella. I Gesualdo
dimorarono
sempre nel castello che in quel periodo fu ampliato e trasformato
in sontuosa residenza.
Nel XVII secolo passò ai Ludovisi che nel 1676 lo
vendettero, insieme ai feudi di Calitri, Castiglione e S.
Maria in Elce,
alla famiglia Mirelli che ne rimase proprietaria fino al
1806.
Nella sequenza dei terremoti avvenuti tra il XVI e XVII secolo
il castello di Calitri riportò ingenti danni.
Crollarono numerosi ambienti per il violento terremoto del
1561, che ebbe per epicentro il Vallo di Diano e produsse
gravi danni a tutto il centro abitato. Fu successivamente
riparato dal feudatario del tempo, Luigi IV Gesualdo, per
continuare ad essere usato come palazzo per la residenza della
sua famiglia.
Esso fu completamente distrutto dal violentissimo terremoto
dell'8 settembre 1694 che danneggiò tutto il centro
abitato e i paesi circostanti, provocando circa 300 vittime
e moltissimi feriti.
Proprio in seguito a tale disastro, i feudatari superstiti
della famiglia Mirelli optarono per l'abbandono dei ruderi
in cima alla collina, ricostruendo il palazzo baronale più a
valle, nei pressi della chiesa madre e del Monastero delle
suore benedettine.
L'area del castello divenne, dal XVIII secolo in poi, oggetto
di grosse trasformazioni urbane che modificarono, irrimediabilmente,
l'antica struttura.
Enormi danni alle strutture residue dell'antico edificio fortificato
si ebbero anche in seguito ai terremoti del 1910 e del 1980.
Dall'inverno 1988-1989 è in corso, a cura della Soprintendenza
per i B.A.A.A.S. di Salerno e Avellino, nella parte più alta
del centro storico di Calitri, un intervento di restauro
dei manufatti edilizi, delle strutture urbane esistenti
e
della torre adiacente alla porta di "Nanno" venuta
alla luce dopo il terremoto del 1980. Oggi una parte del
Borgo Castello, che ospita il museo della "Ceramica",
e la torre di "Nanno" sono state restaurate.
Testi
tratti dalla "Relazione storica e descrittiva del Castello
di Calitri" a cura dell'arch. Vito De Nicola - Soprintendenza
per i B.A.A.A.S. di Salerno ed Avellino. |