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La chiesa parrocchiale di San Canio
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La storia della chiesa di San Canio è ancora tutta da scrivere, poiché le distruzioni e le ricostruzioni seguite ai terremoti che si successero nel corso dei secoli hanno lasciato poche testimonianze delle epoche precedenti. Tuttavia è possibile tracciarne per grandi linee la plurisecolare vicenda utilizzando le fonti disponibili: le visite pastorali, i documenti trascritti da Vito Acocella (molti dei quali distrutti dai bombardamenti durante l’ultima guerra mondiale), alcune immagini o testimonianze indirette(1).

La chiesa cinquecentesca

Nulla è possibile dire sulla chiesa parrocchiale prima del 1547, poiché non esiste allo stato attuale delle conoscenze nessun documento; si sa solo che intorno al 1470 era arciprete don Nicolò de Impomola, secondo quanto ha riportato Vito Acocella.

La prosperità economica raggiunta da Calitri nel XVI secolo e l’aumento della popolazione furono alla base della decisione di costruire una nuova chiesa madre, che fu innalzata nell’antica piazza di Calitri, situata a una quota più alta dell’attuale piazza della Repubblica. Vi si giungeva dalla porta principale del paese (porta di Nanno) salendo attraverso via Chiesa Madre, una strada che è stata completamente cancellata dalle demolizioni seguite al terremoto del 1980; al termine della breve salita, di fronte a via San Canio, strada principale del paese antico, c’era uno spiazzo ricavato da un terrazzamento della collina(2), al margine del quale sorgeva la chiesa, con le fondamenta poggiate su archi retti da grandi pilastri.

Sulla piazza prospettavano alcuni degli edifici più importanti del paese: il “seggio” per le riunioni pubbliche, la casa della famiglia Gatta (trasformata nel ‘700 nel palazzo baronale) e, a una quota più bassa, il monastero dell’Annunziata.

La nuova parrocchiale venne consacrata nel 1547, ma pochi anni dopo, nel 1561, fu colpita da un terremoto; quando, nel 1563, Alfonso Gesualdo visitò la chiesa, molte parti furono trovate danneggiate o pericolanti.

La chiesa cinquecentesca era a pianta longitudinale, composta da una sola navata con cappelle laterali, secondo lo schema planimetrico più diffuso negli anni della Controriforma. Essendo anche uno dei principali luoghi di sepoltura del paese, ospitava all’interno più di venti cappelle gentilizie, oltre alla sepoltura riservata ai sacerdoti; inoltre all’esterno, davanti all’atrio, si apriva la fossa comune. Oltre alle cappelle laterali (dieci per lato), esistevano alcuni altari collocati sotto l’organo, o nel coro, che in origine era sul lato destro dell’altare maggiore; ititoli delle cappelle, con poche variazioni, rimasero gli stessi fino al terremoto del 1694(3). Nella chiesa trovò sepoltura anche l’arcivescovo di Conza Jacopo Lenzio, morto nel 1672 mentre era ospite del principe Ludovisi nel castello di Calitri (4).

 
   
     
   
 
         
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