Le chiese antiche
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In Età Moderna, fuori e dentro la Terra di Calitri c’erano numerose chiese, per la maggior parte piccole cappelle di patronato laicale; molte di esse sono scomparse, distrutte dal tempo e dai terremoti, e in qualche caso non si sa nemmeno più dove sorgessero. Attraverso i documenti riportati degli studiosi, le antiche visite pastorali(1) e le carte del Catasto onciario(2) si possono ricostruire le vicende di alcune di esse(3).
Come sempre accade, le vicende architettoniche e urbanistiche di un luogo sono condizionate da quelle storiche e sociali della comunità che lo abita: così in Calitri si possono individuare alcuni periodi nei quali l’edilizia religiosa ebbe maggior impulso.
Il primo di questi periodi corrisponde all’epoca angioina, tra XIV e XV secolo, quando furono costruite le chiese di San Pietro, Sant'Antonio di Vienna e Santa Maria alla Ripa.
In epoca aragonese, dopo la peste del 1480, le nuove fabbriche ecclesiastiche furono intitolate ai santi invocati contro il morbo; in questi anni furono fondati, fuori dalle mura della Terra, il convento di San Sebastiano, la chiesa di Santa Sofia e forse anche la cappella di San Rocco.
Una grande fioritura di cappelle laicali, sia dentro sia fuori le mura, caratterizzò una nuova fase di fervore religioso a metà Cinquecento, che ebbe tra le sue numerose cause i quattro decenni di guerra che si successero tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, la ritrovata prosperità economica del paese, il terremoto del 1561 e le nuove disposizioni liturgiche stabilite dal concilio tridentino e subito applicate dall’energico arcivescovo Alfonso Gesualdo.
In questo periodo vennero fondati il monastero cistercense dell’Annunziata e le cappelle extramurarie di San Bernardino (“San Berardino”) e di Santa Lucia, e fu rifatta la chiesetta di San Nicola alla Posterla.
All’inizio del Settecento Calitri conobbe un’ulteriore rinascita del sentimento religioso, che andò di pari passo con la ricostruzione del paese dopo il terremoto dell’8 settembre 1694; la volontà di ricominciare e la gratitudine dei sopravvissuti si fusero in un’unica spinta a erigere chiese, fondare confraternite, commissionare statue, reliquiari e immagini sacre, mentre il culto dei santi protettori riprese con maggior vigore. Sono gli anni in cui si ricostruiscono la chiesa madre (1732), la cappella di San Michele Arcangelo e quella di Sant’Antuono (1739), viene innalzata la chiesa dell’Immacolata (1714) e vengono acquistate le statue dei santi che tuttora si venerano e si portano in processione.
Qui di seguito si è provato a ricostruire la storia di alcune piccole chiese calitrane; sono state di proposito escluse le fabbriche più conosciute, come la chiesa madre, quella dell’Immacolata e il monastero dell’Annunziata.