Cimiteri e sepolture
(pagina 2/4)
Molti calitrani sceglievano come luogo di sepoltura la chiesa del convento di San Sebastiano; quelli di condizione più umile si facevano inumare nella fossa comune(5), mentre le persone più facoltose possedevano sepolture private, come Donato Insengola, abitante “alla strata del Annunciata iuxta bona aliorum de Insengola” (cioè nelle case della sua famiglia, al centro di Calitri, nella parte migliore dell'abitato), che nel suo testamento chiedeva di essere sepolto “nella sepoltura di casa Insengola(6)”. Giovanni Antonio Di Napoli, abitante sopra la chiesa di San Canio, aveva la tomba “di casa sua” nella chiesa di San Sebastiano. Dai testamenti si vede che nella chiesa del convento esistevano anche le sepolture utilizzate da alcune confraternite
(7).
Non sempre le offerte erano in denaro: nel 1608 Camilla Scoca, abitante alla “strata de la posterla”, destinava “vinti mezzetti di grano” ai frati e “dece mezzetti di grano(8)” alle monache dell'Annunziata perché pregassero per la sua anima.
La maggior parte dei calitrani preferiva tuttavia farsi seppellire nella chiesa madre, intitolata a San Canio. Sul sagrato della chiesa esisteva il cimitero per le sepolture comuni, mentre l'interno ospitava cappelle private e sepolture confraternali(9). Oltre alle spese per la sepoltura, i cittadini di solito lasciavano “alli preiti del ecclesia di Santo Canio maggiore di Calitro tutto quello loro tocca di messe, processione et altro secondo il solito”.
Le cappelle private appartenevano alle famiglie più importanti del paese. La cappella dei Gesualdo, principi di Venosa, conti di Conza e feudatari di Calitri, intitolata ai Santi Filippo e Giacomo, era la seconda sul lato sinistro della navata; ma i principi mantenevano il patronato anche sulla chiesa di Santa Maria alla Ripa, vicinissima al castello, e sul convento di San Sebastiano dove, come ricorda Vito Acocella, era sepolta una nobildonna di casa Gesualdo(10); comunque la principale sepoltura dei Gesualdo era la cappella di Santa Maria delle Grazie, nella cattedrale di Conza, decorata di finissimi marmi e sculture, con l'altare privilegiato sul quale era collocato il quadro della Madonna delle Grazie commissionato dal cardinale Alfonso Gesualdo.
In un testamento del 1611 Lucrezia Germano eleggeva a sua sepoltura nella chiesa madre la tomba “delli Balasci” (cioè della famiglia Balascio), lasciando un'offerta di 5 carlini alla chiesa della Madonna della Foresta e donando alla chiesa di San Canio “la tovaglia sua di seta negra che si metta alla croce(11)”.