Le origini della famiglia Mirelli
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I Mirelli divennero signori di Calitri nel 1676, acquistando per 45.200 ducati da Giovan Battista Ludovisi, principe di Piombino, le giurisdizioni criminali di Sant’Andrea e Santomenna e i feudi di Conza, Calitri e Teora; il principe Ludovisi, a causa dei debiti che aveva contratto, alienò i suoi possedimenti campani a meno di metà del loro valore, calcolato secondo una perizia del 1635(1).
Negli stessi anni Francesco Mirelli acquistava in Napoli, alla Riviera di Chiaia, due palazzi affacciati sul mare, con portici, fontane, statue e giardini(2), e ne promuoveva la ristrutturazione facendo unire i due edifici per mezzo di una terrazza, poi trasformata in un supportico coperto che fu chiamato “l’arco Mirelli(3)”.
La rapida fortuna di Francesco Mirelli, un oscuro avvocato originario di Positano, attirò sulla famiglia numerosi commenti malevoli, e molti avanzarono dubbi sull’origine della sua nobiltà. Il canonico Donatantonio Castellano, vicario generale dell’arcivescovo di Conza, che ebbe più volte contrasti con i nuovi feudatari di Calitri, definiva Mirelli una persona di bassissimi natali, che, in tempo delle revolutioni populari (…) nel Regno di Napoli dal capopopolo per li meriti delle sue indignità fu eletto Giodice di Vicaria, ma hoggidì ha avuto una fortuna cospicua in moltiplicar denaro(4).
È possibile che il giudizio di Castellano, in conflitto con i signori di Calitri per numerose questioni riguardanti l’amministrazione dei beni della diocesi conzana, fosse troppo severo e di parte; e inoltre l’ascesa improvvisa dei Mirelli non era certo l’unica verificatasi a Napoli in quegli anni. Basterebbe ricordare, tra gli altri, i casi di Michele Vaaz e di Giovanni Zevallos che, partiti dalla posizione di semplici impiegati, avevano accumulato in pochi anni grandi fortune, con le quali avevano costruito palazzi e acquistato intere collezioni d’arte; e nello stesso modo era diventato ricco Giovan Angelo Barile, che nel 1623 aveva acquistato per 110.000 ducati l’ufficio di segretario del Regno, ricavandone il titolo di duca di Caivano e una enorme ricchezza, utilizzata per costruirsi il palazzo di Chiaia poi acquistato da Francesco Mirelli(5).