logo

Le origini della famiglia Mirelli
(pagina 4/5)

Benché il manoscritto conservato presso la Società di Storia Patria rechi la data 1693, le notizie sulla famiglia Mirelli sono aggiornate a qualche anno dopo; riportano la notizia del terremoto che nel 1694 distrusse Calitri e quella del secondo matrimonio, nel 1695, di Carlo Mirelli, dopo la morte della prima moglie sotto le macerie del castello.

L’autore appare bene informato sulla famiglia e sui suoi tentativi di costruirsi una patente di nobiltà. Ne rimarca a più riprese l’origine plebea, parlando di gente “vile, e ignorante”, e non trascura di evocare l’immagine degli antenati dei nuovi signori di Calitri che fino a pochi anni prima giravano con la sporta dei pesci sottobraccio; bolla come falsi sia la discendenza dei Mirelli dagli Scannasorice genovesi, sia l’iscrizione della famiglia alla nobiltà di Benevento (città che non faceva parte del Regno di Napoli, ma apparteneva allo Stato della Chiesa), ottenuta solo grazie ai buoni uffici di un parente acquisito. E vale la pena di notare che la notizia dell’iscrizione dei Mirelli all’aristocrazia beneventana sarà ripresa (forse su suggerimento della famiglia) nell’opera di Pacichelli, e nell’Ottocento verrà addotta dai marchesi di Calitri come prova delle proprie illustri origini.

In conclusione il manoscritto napoletano aggiunge nuovi motivi di dubbio sulle presunte origini nobili dei Mirelli, mentre gli opuscoli stampati a spese dei marchesi di Calitri che, dal XVIII secolo in poi, si affannano a provare la discendenza della famiglia da illustri antenati genovesi, sembrano il frutto di un falso nemmeno troppo ben costruito.

Documenti

Napoli, Biblioteca della” Società di Storia Patria, ms. XXV D 12 - Notitie d’alcune famiglie popolari del regno di Napoli, divenute per dignità e ricchezze riguardevoli - D’un incerto Autore - anno 1693(ff. 38 v- 41 r).

Della famiglia Mirella - Non vi è dubbio alcuno, che la ricchezza fanno nobile un plebeo, ed all’incontro un nobile senza di quella diviene vile, e plebeo; Gioseppe Mirelli della Terra di Positano della costiera d’Amalfi, figlio di un marinaro di quel luogo, come sono hoggi ancora i suoi parenti, applicatosi allo studio delle lettere, e particolarmente a quello della filosofia, per lo che divenne dottore di medicina, prendendo la laurea del dottorato nella città di Salerno, venne in Napoli, ove esercitò la sua arte o scienza come la vogliamo chiamare, e gliene venne così bene, che benché non molto perito in detta scienza arridendoli la fortuna spesso di gente vile, ed ignorante, si fece qualche peculio. (Questi da prima andava vendendo con la cassetta lucci, e spigole come sogliono fare quelli di Positano, poi pose bottega, indi con la sorte che l’arrise principiò a negoziare di Raggione).

 
   
     
  Pagina precedente    
 
         
fine