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I sindaci di Calitri
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Nel corso dei secoli la Terra di Calitri appartenne a famiglie illustri, come i del Balzo, i Gesualdo, i Ludovisi e i Mirelli, o a personaggi celebri come Consalvo de Cordova, primo viceré spagnolo di Napoli. Di tutti i signori di Calitri si conoscono molte cose, e i documenti disponibili permettono di ricostruire senza troppe lacune la storia delle famiglie più celebri.

Tuttavia, mentre le carte riportano spesso i nomi dei feudatari, è raro che vengano ricordati i nomi dei sindaci e degli amministratori di Calitri. Eppure l'amministrazione comunale si occupava di questioni importanti come i lavori pubblici e l'annona e manteneva il patronato su numerose fabbriche sacre, tra le quali la chiesa di San Canio, il convento francescano di San Sebastiano e il monastero benedettino dell'Annunziata.

Spesso coraggiosi amministratori si opponevano alla prepotenza dei feudatari e delle corporazioni religiose per difendere i diritti dei cittadini. Così, per esempio, tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, nelle numerose vertenze tra i calitrani e i signori della famiglia Mirelli, l'azione risoluta e impavida di alcuni sindaci riuscì a sottrarre ai feudatari molte terre, che furono assegnate al Demanio comunale e poi ripartite in quote tra tutti i cittadini.

A partire dall’epoca angioina le amministrazioni comunali, chiamate Università, furono dotate di personalità giuridica. La prima notizia dell'esistenza dell'Università (universitas) di Calitri si ha nel 1272, anno in cui era retta da due sindaci, Granato e Giovannicio “de Bari”(1). Ai sindaci erano affiancati alcuni funzionari, tra i quali quattro giudici eletti, un catapano, un mastro-giurato e un mastrod’atti (oggi si direbbe uno scrivano). Tuttavia l’indipendenza dell’Università era solo nominale, in quanto l’elezione degli amministratori doveva ricevere l’approvazione del feudatario.

In Età Moderna il sindaco e l’amministrazione comunale erano eletti ogni anno; le elezioni si tenevano in genere nel periodo tra agosto e settembre, quando la popolazione era libera dal lavoro nei campi. I cittadini erano chiamati a scegliere il sindaco e due o più Eletti (oggi verrebbero chiamati assessori), ma la decisione doveva essere ratificata dal barone(2).

Agli inizi dell’Ottocento, dopo l’abolizione della feudalità e la riforma delle amministrazioni provinciali e comunali promossa dai Napoleonidi, gli Eletti furono sostituiti da una nuova magistratura, il Decurionato, composta di dieci persone che affiancavano il sindaco nel governo del Comune.

 
   
     
   
 
         
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