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Il Ceramista (u f'r'nacial') - Il
mestiere che più di tutti ha differenziato Calitri dagli
altri paesi della zona è stato quello del ceramista.
Nella fornace lavoravano tutti i componenti della famiglia, compreso
le donne.
Il mestiere veniva tramandato da padre in figlio custodendo con
gelosia i processi di lavorazione.
Il ceramista prelevava le zolle di argilla dalle cave locali, le
lasciava essiccare e poi le frantumava, le setacciava e le impastava.
Una volta pronta, la pasta veniva modellata utilizzando un tornio
azionato con il piede. Venivano così prodotte anfore, brocche,
lucerne, piatti ciotole, vasi e altri oggetti di uso casalingo.
Venivano inoltre prodotti mattoni per pavimenti sia semplici che
decorati, i "mumml'" utilizzati nella costruzione delle
case.
Le fornaci, più o meno piccole, erano a forma quasi conica
nella loro altezza, coperte da una calotta sferoida-
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Lavorazione al tornio (foto
Luigi Nicolais)
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le, forata per il passaggio dei fumi della combustione.
Ogni forno o camera di infornaciamento aveva un volume di 8 metri
cubi ed era capace di contenere da 3000 a 4000 pezzi di stoviglie
assortite e consumava da 25 a 30 quintali di legna per ogni cottura.
I fornaciai oltre ad occuparsi della produzione, vendevano
direttamente il vasellame partecipando alle varie fiere che
si tenevano nei paesi limitrofi.
Il colore più usato era l'azzurro, poi il marrone, il giallo, meno il
verde nelle sue varie gradazioni ed il rosso.
Il motivo ricorrente era costituito dai "sing
sing", linee verticali che aumentando e diminuendo
in lunghezza, fino a diventare un punto, decoravano la circonferenza
dei manufatti. |
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Lavorazione
dell'argilla (foto Luigi Nicolais)
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