Il Castello
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In Età Moderna Calitri era famosa per il suo castello “maestoso e commodo”, costruito o, più probabilmente, ricostruito nel XV secolo. Le raffigurazioni antiche lo mostrano incombente sulle piccole abitazioni sottostanti e cinto da una cortina di mura, nelle quali si apriva un varco servito da un ponte levatoio.

Distrutto dai terremoti che si successero tra il 1688 e il 1694, del castello restano scarse testimonianze. Si sa che era composto da due ali, disposte a differenti quote di impianto e collegate da un ponte levatoio, con due cortili all’interno e un secondo ponte levatoio sul fossato che, insieme a una potente cinta di bastioni, sbarrava l’accesso principale alla fortezza. Vito Acocella riferisce inoltre di un passaggio segreto, una via di fuga sotterranea che sbucava fuori dell’abitato(1).

A poca distanza dai bastioni, verso la Ripa, sorgeva la chiesa di Santa Maria ad Ripam “de Castro”, sulla quale i Gesualdo, principi di Venosa, conti di Conza e signori di Calitri per quasi tre secoli, mantenevano il diritto di patronato.

Durante il XVI secolo il castello perse il suo originario carattere militare per assumere l’aspetto di una sfarzosa residenza patrizia. Nel Cinquecento vi abitarono tutti gli arcivescovi di casa Gesualdo e nel 1540 vi nacque Alfonso Gesualdo, cardinale decano del Sacro Collegio e arcivescovo di Napoli dal 1597 al 1603.

Nel 1561 un terremoto danneggiò il grande edificio e solo nel 1613 si ebbero consistenti lavori di ristrutturazione. Nel 1637 il castello era definito “fabrica degna per il Principe(2)” e nel 1688 Donatantonio Castellano lo descriveva composto da oltre trecento stanze che vi possono stare comodamente da cinque Corti di Signori ben munito di due ponti a levatoio, con bellissimi bastioni, atteso detto castello sta sopra un monte, e guarnito di tutte comodità, et altro tanto la terra è tutta murata con quattro porte, che si rende assai sicura(3).

Il “tavolario”(4) Chianelli, che lo visitò dopo il terremoto del 1692, parlò di “una bella macchina di fabbrica” messa a dura prova da “tre assalti di fierissimo terremoto” (1688, 1689, 1692) e calcolò che per “ridurre habitabile detto castello” sarebbe stata necessaria una spesa di oltre 6.000 scudi, consigliando al feudatario di non spendere soldi inutili per lo stipendio di un castellano(5).

Il castello, riparato alla meglio, fu definitivamente distrutto dal terremoto dell’8 settembre 1694, nel quale perse la vita il vecchio feudatario Francesco Mirelli con quasi tutta la sua famiglia(6).

 
   
     
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