I sindaci di Calitri
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Per chi volesse conoscere quali furono nei secoli passati gli amministratori di Calitri, qui di seguito si riportano i nomi di alcuni sindaci che compaiono nei documenti antichi. Il periodo esaminato va dalla metà del XVI secolo fino all’Unità d’Italia; l’elenco completo dei sindaci a partire dal 1861 è stato pubblicato alcuni anni fa da Giulio Acocella(3).
1557 - Antonello de Furno
È il primo sindaco del quale si abbia notizia nelle antiche carte. E' citato, insieme agli Eletti Lorenzo Cioglia e Tommaso de Lavorello, nell’atto di fondazione del monastero benedettino dell’Annunziata, sul quale l’Università di Calitri aveva il diritto di patronato; il documento, citato da Vito Acocella e riportato da Gerardo Cioffari, è conservato negli atti della visita pastorale del cardinale Alfonso Gesualdo(4).
1558 - Scipione Gatto
I Gatto, forse originari di Contursi, divennero una delle famiglie più influenti nella Calitri del Cinquecento. Diversi componenti della famiglia abitavano in un edificio situato nella piazza (è l’attuale “palazzo del barone”) e avevano il diritto di patronato sulla chiesa di San Nicola, nei pressi della Posterla. Fu Scipione Gatto a firmare i regolamenti comunali di Calitri (i “Capitoli della Bagliva”), ritrovati pochi anni fa da Carlo De Rosa in un protocollo notarile settecentesco(5).
1565 - Donato Margotta
Dopo la conclusione del concilio di Trento la prassi di visitare di visitare periodicamente la propria diocesi divenne un obbligo per i vescovi. La visita pastorale, o santa visita, veniva condotta con grande scrupolo dal titolare della diocesi, il quale si serviva anche di collaboratori per raccogliere informazioni di carattere economico, demografico, sociale e morale dai parroci delle diverse località. Durante la santa visita indetta dal cardinale Gesualdo era sindaco di Calitri Donato “de Margocta”; gli Eletti erano il notaio Cesare Fruscio (Frucci), il notaio Donato Cioglia e Jacobo Tornillo(6).
1570 - Enrico Balascio
Questo sindaco intraprese una lunga vertenza contro la mensa arcivescovile di Conza, rifiutando di corrispondere all’arcivescovo le decime dovute. Nel 1577 la Mensa arcivescovile ricorse al Sacro Regio Consiglio, che condannò l’Università di Calitri a versare il dovuto all’arcivescovo per il mantenimento della chiesa di San Canio, sulla quale l’Università manteneva il diritto di padronato; tuttavia i magistrati ammisero che la tassa richiesta, pari a 500 tomoli di grano, era troppo alta per le possibilità economiche dei calitrani, e ridussero la somma da versare a meno della metà(7).