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ALFONSO GESUALDO
Figlio di Luigi
Gesualdo, Signore di Calitri, nacque a Calitri il 20 ottobre
1540.
Egli visse a Calitri fino all'età di 21 anni.
Il 23 febbraio 1561 fu nominato, da Papa Pio IV, Cardinale Diacono
dell'arcidiocesi di Conza. Qui svolse la sua opera per ben 10 anni
e durante questo periodo l'arcidiocesi conzana divenne una delle
più fiorenti del regno. Durante il governo decennale dell'arcidiocesi
di Conza egli continuò a dimorare a Calitri.
Nel 1572, dopo aver rinunciato all'arcivescovato di Conza, fu chiamato
a Roma da Pio V che lo trasferì all'ordine dei Cardinali
Preti e il 9 marzo lo nominò Vescovo subvicario di Albano.
Il 1° dicembre 1587, in seguito a una missione diplomatica
saggiamente compiuta nelle Marche, fu trasferito al vescovado di
Frascati ed
in seguito a quello di Porto e di S. Rufina.
Fu nominato, da Clemente VIII, Decano del S. Collegio dei Cardinali.
Fu anche Prefetto della Congregazione dei Riti e protettore delle
chiese dei regni di Napoli e Sicilia, e del Portogallo. Il 25 febbraio
1596 fu inviato, sempre da Clemente VIII, quale arcivescovo a Napoli,
dove trascorse il resto della sua vita. Intervenne all'elezione
di sette papi, e fu egli stesso papabile; ma gli impedirono la
sua ascesa al trono pontificio, forse, il suo zelo filospagnolo
e le tristi vicende familiari di suo nipote Carlo.
Raccolse e pubblicò
in un volume le sue Lettere Pastorali. Morì a Napoli il
14 febbraio 1603 e fu sepolto nel Duomo, nella navata sinistra,
in
un artistico monumento.
In Alfonso Gesualdo i contemporanei ammirarono la sua
liberalità e il suo mecenatismo ( volle l'edificazione della sontuosa
chiesa di S. Andrea della Valle a Roma, protesse e sostenne poeti
ed artisti), la esemplarità dei costumi e le sue doti organizzative.
Padre Gerardo Cioffari nel libro "Calitri uomini e terre
nel cinquecento" afferma che "nessun calitrano
né prima né dopo di lui ha mai raggiunto la potenza
a cui pervenne tra il 1585 ed il 1600 Alfonso Gesualdo".
Il De Lollis dice di lui"... fu infatti Signore per
la sua prudenza gentilezza e sapere non mai abbastanza celebrato
ed amato universalmente da sommi Pontefici e carissimo ai Re ed
altri principi e così intrepido et amator del giusto e dell'onesto
."
Antonio Vaccaro nel suo libro su Carlo Gesualdo dice che fu "amico
dei poveri e mecenate di grande liberalità, trattò
con munificenza anche il poeta Torquato Tasso".
Il poeta Torquato Tasso nella sua famosa opera "Gerusalemme Conquistata",
canto XX, stanza 133 gli dedicò i seguenti versi: Co' figli di valor, di gloria adorni
frà quali or fonda Alfonso in salda pietra;
e fia ch'Italia al primo onor ritorni,
s'ella mai grazia di adorarlo impetra.
E Carlo, a cui par che Venosa adorni
armi e corone, e la famosa cetra.
Qui l'insegna del cielo e 'l gran cognome
avran dda genti sparse, ancise e dome.
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