sulla pustola maligna, sulla sifilide
ereditaria, sulla patologia epatica e sull'assorbimento del
peritoneo. Nel 1884 passo all'Università di Pisa dove
iniziò gli studi che gli hanno dato maggiore fama.
A partire dal 1889, impressionato dall'alto numero di vite
umane che mieteva la tubercolosi, si dedicò con tutto
le sue forze allo studio dei bacilli tubercolari dandone un
fondamentale contributo.
Nel X° Congresso Medico Internazionale di Berlino (1890)
l'unico nome di sperimentatore, che non fosse tedesco, pronunciato
da R. Koch, fu quello di Maffucci, grazie alla prima comunicazione
ch'egli fece sulla scoperta della tubercolina.
Per quanto assorbito dalle ricerche sulla tubercolosi, il
Maffucci non trascurò altri studi e nel 1898 pubblicò
una ricerca sulla "Patologia della cauda equina e
del cono terminale" che gli valse le congratulazioni
dei più grandi scienziati, tra i quali il Koch.
I risultati delle sue ricerche errano attesi da tutto il mondo
scientifico, e le sue pubblicazioni erano tradotte in varie
lingue estere. Al Maffucci si deve il merito della dottrina
sull'eredoimmunità della tubercolosi (i discendenti
di tubercolotici presentano una resistenza maggiore al contagio).
Morì a Pisa il 24 novembre 1903, lasciando a favore
dell'Università una grossa somma da utilizzare per
una borsa biennale di studi di perfezionamento in Anatomia
Patologica. Dei suoi studi restano ben 61 pubblicazioni in
lingua italiana ed estera.
Il 12 ottobre 1922, in memoria del Maffucci, fu posta sulla
facciata principale del municipio un'artistica targa marmorea
sormontata dalla sua effigie in bronzo.
Disse di lui il prof. Tito Carbone "la nostra mente
s'inchina dinanzi a tale documento dell'impegno e dell'attività
di A.M. Maffucci riverente e quasi incredula che una simile
congerie di fatti, esperimenti delicati e faticosi di deduzioni
logiche rigorose possa essere opera di un solo lavoratore".
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