Festa delle Cannazze - 21 e 22 agosto 2004

In occasione della manifestazione “Sulle Orme dei Gesualdo“, la Pro Loco ha organizzato la “Festa delle Cannazze”.

Nella piazzetta antistante la chiesa dell’Annunziata i numerosi visitatori hanno potuto gustare i sapori e i profumi dei prodotti tipici di Calitri.

La serata del 21 agosto è stata allietata dall’esibizione della banda musicale “Città di Calitri” che ha riscosso un notevole successo.

"Spasetta con cannazze"
 
 
 
   
LA CANNAZZA HA ORIGINI SETTECENTESCHE
a cura della dott.ssa Concetta Zarrilli
A Calitri già nel 1749 esisteva un’attività manifatturiera della pasta, tramite apposite macchine a torchio che permettevano la diversificazione dei formati dei maccheroni che, una volta tagliati, venivano stesi ad asciugare su apposite canne.

Infatti il 26 settembre 1749 a Calitri, si presentarono innanzi al notaio Rinaldi Eligio il signor Gianpietro Lo Franco di Serino, e i fratelli Niccolò, Saverio e Giambattista Berrilli; questi ultimi acquistarono da Lo Franco per la somma di 100 ducati un “ordegno da far maccheroni (appartenuto l’anno precedente a Donato Tozzoli) consistente nei seguenti: pezzi di legno, ferro e rame e di cappa grande, e colonne di legno di cerzua; vite, e scrofole di sottolo con quattro cerchi di ferro vicino alla scrofola; gotto di ferro, bastone e crocettone in ferro, due piastre di ferro, le quali vanno dentro il gotto, tre tradile, cioè una per maccheroni mezzani,, altra per maccheroncelli, ed una per tagliatelle; mortaretto con piastre di ferro; cinque pescioli di legno, che vanno dentro al gotto, una rasola e scalpello di ferro; paletta di ferro per tagliare la pasta; grammoliero con bastone, e rojna di ferro con stanga di legno, due tinelli grandi, e tre mezzane, un paio di bilance di rame, una caldaia bianca per il peso delli maccheroni, tre sporte picciole, ed una grande colle maniche, un materella per fare la pasta, e due scanni di sotto; ordegno per la farina, due scanni di letto e tre tavole; canne per farvi asciugare o seccare li maccaroni a trenta; quale ordegno compreso così colli stessi notati istrumenti stà situtato nella casa bassa, ò sottana avanti la Chiesa Parrocchiale di San Canio, la stessa che è patrimoniale del Rev. Diacono Pietro Sacchitelli…”, probabile primo sito dell’antico pastificio, nelle cui vicinanze le nostre famose “cannazze” venivano prodotte ancora nel 1840, nelle case di un tale Canio Capossela.