A
Calitri già nel 1749 esisteva un’attività
manifatturiera della pasta, tramite apposite macchine a torchio
che permettevano la diversificazione dei formati dei maccheroni
che, una volta tagliati, venivano stesi ad asciugare su apposite
canne.
Infatti il 26 settembre 1749 a Calitri, si presentarono innanzi
al notaio Rinaldi Eligio il signor Gianpietro Lo Franco di
Serino, e i fratelli Niccolò, Saverio e Giambattista
Berrilli; questi ultimi acquistarono da Lo Franco per la somma
di 100 ducati un “ordegno da far maccheroni (appartenuto
l’anno precedente a Donato Tozzoli) consistente nei
seguenti: pezzi di legno, ferro e rame e di cappa grande,
e colonne di legno di cerzua; vite, e scrofole di sottolo
con quattro cerchi di ferro vicino alla scrofola; gotto di
ferro, bastone e crocettone in ferro, due piastre di ferro,
le quali vanno dentro il gotto, tre tradile, cioè una
per maccheroni mezzani,, altra per maccheroncelli, ed una
per tagliatelle; mortaretto con piastre di ferro; cinque pescioli
di legno, che vanno dentro al gotto, una rasola e scalpello
di ferro; paletta di ferro per tagliare la pasta; grammoliero
con bastone, e rojna di ferro con stanga di legno, due tinelli
grandi, e tre mezzane, un paio di bilance di rame, una caldaia
bianca per il peso delli maccheroni, tre sporte picciole,
ed una grande colle maniche, un materella per fare la pasta,
e due scanni di sotto; ordegno per la farina, due scanni di
letto e tre tavole; canne per farvi asciugare o seccare li
maccaroni a trenta; quale ordegno compreso così colli
stessi notati istrumenti stà situtato nella casa bassa,
ò sottana avanti la Chiesa Parrocchiale di San Canio,
la stessa che è patrimoniale del Rev. Diacono Pietro
Sacchitelli…”, probabile primo sito dell’antico
pastificio, nelle cui vicinanze le nostre famose “cannazze”
venivano prodotte ancora nel 1840, nelle case di un tale Canio
Capossela. |